Come molti precari della mia generazione ho diversi lavori.
Lavoro in una redazione televisiva la mattina, curo la comunicazione di una
start up il pomeriggio e scrivo per un meg di cucina nei momenti liberi, ossia
di notte.
Sono precaria, precario è il mondo e precario il tempo, precaria
è la fermata dell’autobus. Precario è soprattutto l’autobus con cui torno a
casa.
Ogni giorno finisco il lavoro in redazione verso le 13,30,
al massimo le 13,45. Se tardo quel quarto d’ora succede il patatrac.
Dovete sapere che lavoro in una zona che si trova tra il
porto mercantile e la stazione.
Tra il mare e i treni, le mie cose preferite!
Ma! Ahimè è anche una zona verace, coriacea le definirei. Per esempio la mia fermata è anche zona di passeggio... di prostituzione diurna potremmo dire.
Stanno lì perché se passa la polizia, loro prendono il bus.
Non ho paura delle ragazze.
Ho fatto abbastanza inchieste
sulla prostituzione per sapere che sono schiave, oltretutto mi salutano educatamente
tutti giorni ed io ricambio con piacere. E poi cosa volete che mi facciano?
Il mio problema sono gli autobus che non si fermano proprio
perché la fermata si trova lì fra le signorine. Così, ma non ne ho le prove,
alcuni autisti la saltano, lasciandomi lì... al freddo e al gelo fra papponi e
clienti.
Io oltretutto aspetto l’autobus più impalpabile della linea:
il numero 3. Non si sa quando passerà, non si sa se passerà, spesso non si sa neanche da dove passerà. L’altro giorno una signora è salita sul bus e ha
esclamato estasiata: “Ma allora esiste quest’autobus!”.
Aspettare il 3 è come attendere un miracolo,
fare un voto, insomma ha la stessa incertezza e le stesse improbabile possibilità
che accada. Così se ne perdi uno “stai fresco!”.
La nota divertente è che
questa linea attraversa la città nei punti più utilizzati dai fruitori.
Così io sto lì, in mezzo alle mie donnine dell’Est ad
aspettare il bus. Le macchine passano e chi è alla guida mi guarda
incuriosito, sembra pensare: “Ma anche lei?”.
Ieri un vecchio “rattuso” mi ha chiesto il listino prezzi…
ovviamente la mia risposta è stata: "quanto tua moglie!"