Certe volte a bordo di un bus sei sovrappensiero e altre
invece c’è un particolare, un viso, un gesto, una frase, che ti desta dal
torpore del viaggio e ti porta ad ascoltare, a cercare di capire, a sbrogliare
la matassa.
Oggi il mio torpore non è stato interrotto da nulla di
strano, divertente o buffo come al solito. Oggi il mio torpore è stato
interrotto da un occhio nero e un bernoccolo viola. Se fosse stato un uomo,
avrei pensato a una rissa, se fosse stato un personaggio buffo, avrei pensato a
una caduta rocambolesca, ma chi indossava l’occhio nero e portava in giro il
bernoccolo non appartenevano queste categorie. Era una donna.
Se fosse stata sfrontata, avesse sorriso o interagito con
gli altri, avrei pensato che magari non era così grave. Ma la sua testa era
girata verso il finestrino e i suoi occhi guardavano in basso come se volesse evitare
gli sguardi della gente, come se non volesse vedere il suo riflesso nel vetro
sporco del bus.
Ho aspettato a scrivere perché non saprei affrontare quest’argomento
e poi perché mi vergogno. Non ho detto o chiesto nulla, sull’autobus stracolmo
delle 13,15, io non ho chiesto niente e non ho offerto aiuto. Ho solo
immaginato. Anche perché cosa avrei potuto dire? E poi non era sola, era con un
uomo che la redarguiva ogni volta che alzava gli occhi. Non so se fosse un
compagno o un carceriere.
Era una donnina minuta. Capelli neri legati in uno chignon
corposo, segno che sono molto lunghi. Gli occhi sembravano due olive nere tonde
e carnose. Le labbra piccole e la pelle olivastra. Una donna come tante altre,
i classici colori delle donne di Taranto.
Era vestita di nero, con una tuta e non portava la fede, ma si torturava
le mani.
Non so di più, non so chi sia, ma non ho detto niente.
Stupenda.
RispondiEliminaChe storia terribile s'intravede. Cosa mai avresti potuto dire o fare. Nulla di più che scriverne...
RispondiEliminaValentina, con la tua capacità di iperscrutatrice, al momento giusto sarebbe bastato uno sguardo d'intesa verso il volto della donna in nero per alleviare il suo martoriato disagio.
RispondiEliminaAnche il silenzio talvolta è più eloquente.
Abbracci
Clag