Se guardi fuori dal finestrino osservi un mondo che forse non
calpesterai mai con le suole delle tue scarpe.
Così inizia a sembrare familiare una realtà che non è la tua. Un barbiere e i suoi clienti, un bar e le sue vetrine, le commesse alle casse di un supermercato, una piazza e i suoi alberi, una scuola elementare piena al mattino e buia alla sera. Con la strana sensazione che, questi personaggi di una storia d'abitudine, non sapranno mai che esisti...
Così inizia a sembrare familiare una realtà che non è la tua. Un barbiere e i suoi clienti, un bar e le sue vetrine, le commesse alle casse di un supermercato, una piazza e i suoi alberi, una scuola elementare piena al mattino e buia alla sera. Con la strana sensazione che, questi personaggi di una storia d'abitudine, non sapranno mai che esisti...
Succede spesso ai pendolari. Si percorrono sempre ogni giorno, due volte
al giorno, gli stessi chilometri, le stesse strade. Si osserva dal finestrino
un mondo che va avanti nonostante il viaggio. Ci sono personaggi come di un
film a cui ti affezioni, ma loro di te non sanno nulla.
Perché in quel momento la vita vera è la loro. E loro il naso non lo
alzano mai per guardare chi c’è oltre il finestrino di quell’autobus che passa
sbuffando.
Sembra la scena di un film di Jean-Pierre Jeunet.
Quando vivevo a Lecce passavo sempre da un paese che si chiama Manduria.
La piazza, la fermata, il fioraio erano sempre gli stessi. Ora non ci sono più.
La piazza è stata ristrutturata, la fermata spostata, il negozio del fioraio
ora vende sigarette elettroniche. E io… be io… non sono mai scesa a quella
fermata, non ha mai camminato in quella piazza e non ho mai comperato i fiori
in quel negozio. Eppure mi piaceva tanto.
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