Disegno di Caterina Sangregorio |
“Non ho mai preso la metro” spiega Anna incantata, mentre scende le scale della stazione Anagnina. “Ti prego stammi vicina” mi dice spaventata stringendomi la mano come fosse ancora una bambina. Quasi lo è, ha 16 anni, ma ha ancora quell'incanto negli occhi, quell'innocenza innata che vorresti possedesse per sempre.
Era appena sorto il sole su quel
paesaggio di cemento e su una Roma addormentata in un sabato mattina
qualunque. Eppure i suoi grandi occhi azzurri si stupivano di quel
posto, che per me aveva come unica attrazione solo un vecchio vagone
del tram, messo lì in bella mostra come cimelio storico.
La stazione Anagnina sembrava un
formicaio, scout e fedeli, o semplici turisti, che correvano verso il
treno con un'unica destinazione: San Pietro. Anna li guardava
stupita, sapevano tutti dove andare, mentre per lei era tutto nuovo,
Roma, dove non era mai stata, ma soprattutto la metropolitana.
Il viaggio dal capolinea alla fermata
di Ottaviano è lungo, tanto lungo, ma Anna con il nasino all'insù
non faceva altro che leggere i nomi buffi delle fermate, Porta Furba,
Furio Camillo, Re di Roma, Numidio Quadrato.
“Ma noi stiamo passando sotto terra e
sopra che cosa c'è?” mi chiede perplessa
“Sopra c'è Roma, ci sono le case, le
strade, i negozi, c'è la gente” le rispondo convinta
“E loro lo sanno che noi stiamo
passando?” mi fa incuriosita
“Be alcuni sentono il treno che
passa”
“Che cosa fantastica” risponde
sorridente, come se avvertisse la sensazione di entrare a far parte della vita di uno sconosciuto, anche solo per una frazione di secondo.
Ma le domande non finiscono mica, Anna
è curiosa, ne ha mille di interrogativi.
“Maaa perché le fermate si chiamano
così? Manzoni non era mica di Roma!” chiosa saccente
“Be si chiamano così per le zone di
Roma in cui si trovano, piazze, vie, viali. Per esempio la fermata
Manzoni si chiama così perché si trova in viale Manzoni, poi c'è
piazza Re di Roma, insomma è questo il senso”, ma non sembra che
la mia risposta la soddisfi, perché delusa mi risponde solo “mm”
e piega la testa di lato come di solito fa quando una cosa non la
convince. Poi il treno riemerge e sfila sopra al Tevere, mostrandole
il Vaticano dal finestrino, allora la delusione scompare e lei sgrana
gli occhi che si riempiono del paesaggio. Ma dura troppo poco, perché
poi ritorna nel buio del sottosuolo e siamo già arrivati. Tutti sono
contenti, il sole si scalda e lo sentiamo gradino dopo gradino, ma
Anna no. È quasi triste, la metro le piaceva. Ora la folla la spinge
e la sua mano continua a stringere la mia...
Non lo ricordo più quando sono salita
per la prima volta sulla metropolitana. Ma la sua prima volta non la scorderò mai.