É iniziato tutto qualche tempo fa con
la solita frase che ritorna ogni anno: “Chi viene a Dovadola?”
succede sempre così e il 23 gennaio una squadra parte alla volta
delle montagne Casentinesi per andare a trovare un'amica e una rosa
bianca.
Dovadola è un piccolissimo paesino di
montagna in provincia di Forlì e per me e pochi altri andare a
trovare Benedetta è come andare a trovare una parente che vive lontano che si
deve incontrare almeno ogni tanto, perché poi quel paesino, con la
sua gente sorridente, con la sua natura incontaminata, con la sua
minuscola abazia ti manca.
Non starò qui a raccontarvi chi sia
Benedetta, ne di Dovadola e tanto meno del viaggio.
Vi basti sapere che dovevamo essere 7 e
invece siamo rimasti in 5. Che a Firenze non dovevamo per nulla
andarci e invece ho mangiato il panino con il lampredotto alla
cacciatora più buono del mondo e che sono tornata a casa tardissimo
domenica sera, che ero stanchissima, che ieri non capivo ancora
nulla, ma mi sento ancora piena e felice.
Taranto …. Firenze.... Modena (per
sbaglio)... Dovadola... Firenze e poi Taranto...
E visto che sono i particolari che fanno il viaggio, eccovi i miei particolari.
Una cosa importante però l'ho imparata:
Se non puoi essere un pino sul monte,
sii una saggina nella valle,
ma sii la migliore piccola saggina
sulla sponda del ruscello.
Se non puoi essere un albero,
sii un cespuglio.
Se non puoi essere una via maestra
sii un sentiero.
Se non puoi essere il sole,
sii una stella.
Sii sempre il meglio
di ciò che sei.
Cerca di scoprire il disegno
che sei chiamato ad essere,
poi mettiti a realizzarlo nella vita.