lunedì 7 luglio 2014

io prendo il treno perché è meglio di guardare la tv


Esperienze da #treno surreale della domenica sera: 
surreale perché multilingue, multietnico, multirumore.
Nell'altro vagone ci sono delle chiassose nigeriane che litigano. A me fanno sempre un po' ridere, soprattutto ora che le guardo attraverso un vetro. Sembra un film muto. 
Hanno quel modo di gesticolare da donna fatta, o da prima donna. E quando pensi se non interviene qualcuno ora si uccidono... Ecco che una se ne va via urlando forte qualcosa nella sua lingua. Non ci vuole un traduttore per capire che si tratta di un vaffanculo!!
Nel mio vagone c'è una famiglia dell'est: bimba, bionda e grandi occhi azzurri, mamma, carinissima, papà, che se non la smette di usare come bongo il cassetto della spazzatura gli lancio una scarpa... E ovviamente la suocera! Mamma di lei. Che telefona urlando, probabilmente perché chiama nel suo paese e da quanto urla deve essere lontano. E poi chiede a tutti i passeggeri: "ma ti dove va?"
Che te ne frega a te dico io?
Poi c'è un gruppo di lucani che gioca a quiz duello... Ma l'hanno presa molto seriamente.. Sembra chi vuol esser milionario.
Ma la scena più bella è stata l'ingresso nel treno di una ragazza con un mazzo enorme di peperoncini, che tiene dritti dritti manco fosse una sposa!
#ioprendoiltreno perché è meglio di guardare la tv!

venerdì 4 luglio 2014

Esperienze da autobus sostiene Italo! Prendiamolo questo treno!!



Firenze- Ogni giorno come formiche nelle stazioni ci affolliamo a prendere il treno, per partire per mete di vacanza lontane esotiche, grandi città, o anche solo per andare a lavorare. Un gesto ormai normalissimo. Biglietto, cartello delle partenze, scendiamo le scale del sottopassaggio, binario, treno sedile, e vai si parte.
Ognuno con le sue gambe. Ma vi siete mai chiesti se vi trovaste su una sedia a rotelle?
Ci lamentiamo di disservizi, ritardi. Quante volte ho detto o ho sentito dire «Io odio prendere il treno!». «Io, la Carrozza, i vagoni e l’amore. Sono single per colpa degli autobus: politici, aiutatemi!! 
#vorreiprendereiltreno». Il messaggio nelle rete è stato inviato da Iacopo Melio, un giovane disabile, attraverso il suo blog e sui social network.
Tutto ha avuto inizio con l’ex ministro Mariachiara Carrozza  che un giorno ha cinguettato : «Buongiorno, oggi di ritorno da Roma con un treno magnifico partito alle sei #ioprendoiltreno». Così in risposta Iacopo crea l’Hashtag #vorreiprendereiltreno. «È stato naturale ribattere al tweet della Carrozza per me che ogni giorno incontro barriere architettoniche ovunque e spesso non trovo mezzi di trasporto attrezzati – ha raccontato - Ho lanciato la provocazione dell’amore, per suscitare una riflessione generale, senza voler essere polemico». E infatti diventa subito un successo. Milioni di sostenitori iniziano a cinguettare #vorreiprendereiltreno.
Ora l’idea è di fare un video da pubblicare su Youtube, per raccontare le difficoltà del ventiduenne di Firenze, che non riesce a muoversi con i mezzi pubblici. Le barriere architettoniche per prendere treni e autobus sono diventate la problematica del giorno, superando nella ricerca su google  il discorso di Renzi in Europa.
Iacopo ha ormai superato i 10 mila follower, fra le ultime adesioni quella di Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, dell’europarlamentare David Sassoli.
Ma il messaggio è andato oltre la rete, sbarcando su tv e quotidiani. Oggi sul blog di Iacopo si legge: «Cari politici, se non volete sforzarvi di immaginare cosa significhi dover chiamare ogni santa volta una stazione ferroviaria per sapere se il treno sarà attrezzato con una pedana; se non riuscite a comprendere il disagio di aspettare una, due, tre fermate in più sperando che il bus successivo sia finalmente quello agibile; cercate almeno di capire quanto sia triste essere single» per colpa delle occasioni che un disabile perde frequentando poco i mezzi pubblici: «Le stazioni sono posti meravigliosi, carichi di amore: abbandonato, conteso, regalato, straziato, ritrovato».
 Ci sono momenti, gesti, suggestioni ed emozioni normali, che viviamo quotidianamente con naturalezza. L’ansia di partire, la voglia di tornare, le farfalle nello stomaco per un nuovo amore. Emozioni ed esperienze che dovrebbero essere normali per tutti e che da domani si spera che lo siano.

Come diceva Kapuscinski: «Un viaggio non inizia nel momento in cui partiamo né finisce nel momento in cui raggiungiamo la meta. In realtà comincia molto prima e non finisce mai, dato che il nastro dei ricordi continua a scorrerci dentro  anche dopo che ci siamo fermati».

giovedì 3 luglio 2014

Nel traffico a passo d'uomo



Se guardi fuori dal finestrino osservi un mondo che forse non calpesterai mai con le suole delle tue scarpe. 
Così inizia a sembrare familiare una realtà che non è la tua. Un barbiere e i suoi clienti, un bar e le sue vetrine, le commesse alle casse di un supermercato, una piazza e i suoi alberi, una scuola elementare piena al mattino e buia alla sera. Con la strana sensazione che, questi personaggi di una storia d'abitudine, non sapranno mai che esisti...
Succede spesso ai pendolari. Si percorrono sempre ogni giorno, due volte al giorno, gli stessi chilometri, le stesse strade. Si osserva dal finestrino un mondo che va avanti nonostante il viaggio. Ci sono personaggi come di un film a cui ti affezioni, ma loro di te non sanno nulla.
Perché in quel momento la vita vera è la loro. E loro il naso non lo alzano mai per guardare chi c’è oltre il finestrino di quell’autobus che passa sbuffando.
Sembra la scena di un film di Jean-Pierre Jeunet.
Quando vivevo a Lecce passavo sempre da un paese che si chiama Manduria. La piazza, la fermata, il fioraio erano sempre gli stessi. Ora non ci sono più. La piazza è stata ristrutturata, la fermata spostata, il negozio del fioraio ora vende sigarette elettroniche. E io… be io… non sono mai scesa a quella fermata, non ha mai camminato in quella piazza e non ho mai comperato i fiori in quel negozio. Eppure mi piaceva tanto.


mercoledì 2 luglio 2014

Shhh c'è gente che dorme!


In viaggio si dorme. Tutto il resto è fuori questione!

Ognuno dorme come meglio gli riesce,ognuno a modo suo e nessuno mai è riuscito a dormire in un modo dignitoso su un mezzo di trasporto.

Ci sono i riflessivi del sedile. Testa a penzoloni e braccia conserte, chiusi su se stessi,ma che al primo sobbalzo rischiano di sbatterla  quella testa… 
per non parlare della cervicale… ahimè la cervicale.

Chi di cervicale vive di cervicale muore,così dice il proverbio… no?

Ci sono quelli che, per non sbagliare,la testa la buttano all’indietro, solitamente con la bocca aperta, rivoletto di saliva che gli scende sul mento e arti completamente abbandonati, si gettano fra le braccia di Morfeo e chi si è visto si è visto.

Poi ci sono quelli più composti. Occhiali da sole scuri anche in galleria e rimirano il paesaggio, anche in galleria! Ma che paesaggio! Vibrano al vibrare del finestrino perché dormono come ghiri, non ci cascate. Ogni tanto qualcuno si avvicina e apostrofa un timido “posso sedermi?” ma la risposta non arriverà mai.

























Dopo di che abbiamo gli spigliati. Loro dormono e non lo nascondono, chi se  ne frega delle etichette, si stravaccano su 2 o 3 sedili alla volta, tavolini, valigie, giornali, passeggeri vari, tutto serve per dormire. Ogni cosa è materasso, ogni essere è casa. Poi arriva il controllore e al sentire “Biglietto” saltano.
Alcuni almeno. Si rimettono in ordine, come se fossero stati sempre belli composti e ordinati. Altri invece non se ne fregano nulla manco del controllore. Dormono, ma tanto si sa dormono tutti… anche in equilibrio precario.

Infatti la categoria di viaggiatori dormiglioni più pericolosa sono loro, quelli che cascano di lato. Cadono come corpo morto cade…. Si sentono anche i boscaioli che nel vedere l’appisolamento urlano l’avviso “CAAAAADEEEEEEE!!!”
Se trovano qualcuno o qualcosa sul lato ci si appoggiano come fosse un cuscino, altrimenti restano appesi di lato tutto il viaggio, abbandonati all'andamento di treni, autobus  o aerei, con un’unica cintura di sicurezza: il bracciolo, a cui insomma devono la vita.
Su un bus si arriva perfino a dormire in piedi aggrappati alla cappelliera se non si trova posto a sedere.

Sempre che qualcuno non li disturbi poverini i viaggiatori dormono, e io al vostro posto non lo farei, perché i pendolari sonnolenti sono vendicativi.
E io? Chiedete a me? Si io dormo. Mi sto organizzando per fare il famoso “Ghiro d’Italia”
Il mio progetto è di partire da Santa Maria di Leuca e arrivare ad Aosta senza aprire occhio…


Però ora mi è venuto sonno… buonanotte viaggiatori!




martedì 1 luglio 2014

Esperienze da autobus numero 2:





Una macchina incendiata sulla strada statale ha bloccato il traffico.  
Potete solo immaginare il traffico. 
Auto che camminano a passo d’uomo.
I vigili del fuoco, la polizia stradale. 
Le luci ad intermittenza blu delle sirene che colorano di ansia una strada altrimenti buia.
L'ambulanza era ancora ferma per strada.
Dai vetri si potevano vedere i paramedici che rianimavano l'uomo baffuto che era alla guida.
Nell’autobus la gente appiccicata ai finestrini per capire cosa sti accadendo. E intanto l’odore acre di macchina bruciata porta qualche passeggero a starnutire
L'autista del mio autobus si alza dal suo posto di guida, sale sul gradino del corridoio centrale, ci guarda quasi uno ad uno, e nello sgomento generale dice: «Se mi date 10 euro a testa facciamo la scorciatoia dalla campagna!»


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